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Punizione: effetti collaterali o indesiderati

Si sente sempre più spesso parlare soprattutto sui social, in risposta ai fatti di cronaca,  di necessità di una "punizione esemplare", bisogno di tornare ai vecchi metodi educativi, o che i fenomeni di bullismo, violenza, droga, o quant'altro siano dovuti alla scarsa punizione da parte delle figure di riferimento. 

Ma, invece, in termini scientifici, cosa dice la ricerca internazionale sull'efficacia e sui rischi della "punizione"?

si tratta di una procedura comportamentale SEMPRE efficace e valida?

E, soprattutto, siamo sicuri di aver pienamente compreso cosa si intenda esattamente per punizione?

Vediamolo brevemente insieme:

Si definisce, secondo l'analisi del comportamento, come PUNIZIONE, un evento che genera un cambiamento nell'ambiente (un evento detto in parole semplici) che genera una riduzione del comportamento target (o comportamento inadeguato, che volevamo punire). 

Se ciò non avviene, indipendentemente dalla nostra idea di punizione, non si può parlare di punizione in termini comportamentali. 

es. Il bambino si avvicina alla presa della corrente guardandoci. 

conseguenza (immaginando che sia una punizione) urliamo: NO.

il bambino ci guarda, ci sorride, e dopo una brevissima interruzione prosegue a toccare la presa della corrente. Ripete lo stesso comportamento anche nei giorni successivi.

il nostro NO, sebbene ci appaia a tutti gli effetti una punizione, non si può definire tale in termini comportamentali, perchè non ha determinato una riduzione del comportamento che volevamo interrompere, ma anzi ne ha rafforzato intensità e frequenza.

Dunque, non è stato per QUEL BAMBINO una punizione, bensì un rinforzo.

se il bambino, invece, al nostro NO, avesse immediatamente interrotto il comportamento, e tale comportamento  si fosse ridotto nel giorni successivi fino a scomparire del tutto, allora il nostro stesso NO avrebbe avuto stavolta, funzione di punizione per quel bambino.

Partendo da questo presupposto, vediamo cosa dice la ricerca in merito all'efficacia e ai rischi delle procedure di punizione (intendendo per punizione la definizione comportamentale di essa, e non la nostra idea di stimolo cattivo/buono per il bambino)

La ricerca dice che: la decisione di utilizzare procedure di punizione non dovrebbe mai essere presa con leggerezza, ma dovrebbe essere usata SOLO QUANDO SONO ESAURITE O INEFFICACI TUTTE LE PROCEDURE ALTERNATIVE BASATE SUL RINFORZO.

Ma perchè?

LA PUNIZIONE mostra, oltre alle criticità di natura etica, importanti effetti collaterali o indesiderati da non sottovalutare, quali:

1) maggiore aggressività del bambino/paziente (possibili reazioni in risposta alla punizione, eteroaggressive importanti); da non sottovalutare con pazienti con disturbi dello sviluppo e autismo.

2) possibilità che la procedura di punizione venga usata come modello di comportamento da parte del bambino (es. il bambino viene punito con schiaffi e urla,la stessa procedura usata potrebbe diventare un modello di comportamento futuro del bambino; imparerà a comportarsi allo stesso modo).

3) generarsi di un controllo negativo (fuga ed evitamento) della persona che dà la punizione, con conseguente ripercussione sul controllo educativo o sul rapporto/relazione che intercorre tra i due. (es. il bambino evita o scappa dalla terapia, dalla classe, dalla sessione, evita un genitore, teme un insegnante, un genitore e si mostra inibito in sua presenza).

Dunque risultano molto spesso  più etiche ed efficaci le procedure che sfruttano ADEGUATAMENTE  i principi del rinforzo ed estinzione piuttosto che della punizione. 

Ma è fondamentale che gli educatori/insegnanti/terapisti abbiano ben chiaro anche il concetto del rinforzo, poichè un inadeguato o sbagliato uso del rinforzo può incrementare comportamenti disadattivi così come la punizione. 

Si definisce rinforzo, in termini comportamentali, qualsiasi evento che generi una variazione nell'ambiente (qualsiasi evento che provochi come reazione..) un aumento futuro del comportamento che volevamo rinforzare

es. istruzione: metti a posto i giochi

il bambino mette a posto

noi: rispondiamo (rinforzo sociale) BRAVISSIMO

conseguenza: il bambino mette a posto i giochi anche nel resto della sessione /nella giornata successiva senza problemi.

il nostro "bravissimo" è stato un RINFORZO efficace per quel bambino.

cosa accade se il bambino, nonostante il nostro bravissimo, non mette a posto i giochi nella sessione successiva ma fa capricci (si lagna o li lancia) dopo la nostra istruzione?

probabilmente il nostro rinforzo ("bravissimo") non ha funzionato per quel bambino, dunque non si può parlare di "bravissimo" come rinforzo per quel bambino. 

Probabilmente dovremmo trovare un rinforzatore (un interesse, attività, gioco) che funzioni realmente come rinforzo, da consegnare, sempre associato al nostro "bravissimo", subito dopo il comportamento che vogliamo "premiare".

Questa situazione è abbastanza rara nei bambini normotipici, in cui il rinforzo sociale, se adeguatamente consegnato funziona bene, ma piuttosto comune nei bambini con autismo, in età precoce, che sono spesso insensibili al rinforzo sociale ("bravissimo").

Articolo a cura di: 

Dott.ssa Logopedista

tutor in analisi del comportamento applicata e autismo (ABA)

Marika Cefariello

Per un maggiore approfondimento della letteratura scientifica di riferimento,  si leggano gli articoli qui di seguito: 

The Unintended Effects Of Punishment – And Reinforcement.  odd A. Ward, PhD, BCBA-D; DECEMBER 4, 2017

 

Collateral Consequences of Punishment: A Critical Review and Path Forward David S. Kirk and Sara Wakefield

Annual Review of Criminology; New Jersey 07102, USA

The effects and side effects of punishing the autistic behaviors of a deviant child Todd R. Risley J Appl Behav Anal. 1968  1(1): 21–34.

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