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Come ci può aiutare il PAIRING pre-sessione?

Uno dei problemi più frequenti di insegnanti e terapisti, al fine di conseguire gli obiettivi riabilitativi o didattici previsti, è, soprattutto con taluni bambini o ragazzi (affetti da autismo, con ritardo cognitivo di vario genere, disturbo dell'attenzione/iperattività, disturbo della condotta o semplicemente più vivaci), il conseguimento della collaborazione, ottemperanza, rispetto del setting scolastico o terapeutico.

Non è raro che in contesto didattico o terapeutico ci troviamo di fronte ragazzi o bambini con difficoltà ad adeguarsi all'ambiente di istruzione, difficoltà a restare seduti al banco o al tavolino, atteggiamento oppositivo rispetto alle istruzioni proposte o, nei casi più gravi, aggressività auto o etero-diretta dopo l'istruzione o comportamento distruttivo verso cose.

Come possiamo limitare questi comportamenti problematici e ridurre così anche i rischi associati a tali risposte comportamentali inadeguate?

La letteratura scientifica a tal proposito ci viene incontro, suggerendo una serie di procedure e strategie utili, applicabili sia a scuola che in altri contesti; non ultima la già citata Token Economy, indistintamente applicabile anche a soggetti collaboranti e attenti, al fine di potenziare motivazione ed entusiasmo nell'apprendimento di abilità più complesse. 

Una procedura, studiata soprattutto in bambini con autismo e ritardo cognitivo, ma applicabile anche a soggetti normo-tipici con comportamenti aggressivi-oppositivi o distruttivi, è la strategia di Pairing pre-sessione. 

COSA SIGNIFICA PAIRING?

La parola pairing viene dall'inglese e vuol dire letteralmente "accoppiamento/associazione". Il pairing è una procedura comportamentale, utilizzata soprattutto nell'autismo, basata sulla ripetuta associazione di uno stimolo neutro (senza particolari caratteristiche rinforzati per il bambino) ad uno stimolo altamente rinforzante per il bambino. 

A seguito di ripetute associazioni stimolo-stimolo, lo stimolo neutro acquista proprietà rinforzanti.

Detto in parole più semplici, l'insegnante (terapista) si associa, associa la sua presenza, ad attività o giochi (ma anche lodi, contatto fisico o complimenti) preferiti al bambino al fine di costruire una relazione positiva di alleanza e collaborazione. 

In tale fase le attività e i giochi preferiti dal bambino  vengono consegnati senza istruzioni o richieste da parte dell'insegnante (terapista) ma in maniera non contingente (libera, gratuita). Gradualmente vengono poi introdotte istruzioni, ed il rinforzo sarà consegnato contingentemente all'istruzione (dopo che il bambino ha eseguito il compito o l'istruzione proposta).

Nel video sopra è spiegato piuttosto bene il processo di pairing pre-sessione, sebbene in inglese. 

Per i bambini più oppositivi può essere utile iniziare la sessione (lezione) consegnando o permettendo al bambino di scegliere un 'attività o stimolo rinforzante, o gratificandolo laddove sensibile al rinforzo sociale, senza  porre ancora istruzioni, e solo successivamente introdurre istruzioni, seguite, più spesso possibile, da rinforzo positivo o negativo (gratificazione, lode, attività preferita o pausa da compito per un tempo stabilito). 

RICAPITOLANDO:

1) inizio della sessione (lezione);

2)immediata consegna di attività/giochi/lodi o gratificazioni libere, senza istruzioni, se possibile scelte dal bambino;

3)graduale inserimento di istruzioni a difficoltà crescente, intervallate da rinforzo positivo (attenzione o giochi, lodi, complimenti o punti, nel caso vi sia una token economy in atto.) oppure rinforzo negativo (pausa di tot. minuti dal compito).

4) se il bambino fatica a stare seduto a tavolino, associare la disponibilità di lode, attenzione, giocattoli o attività preferite, allo stare seduto a tavolino. (Creare una contingenza in cui se e solo se  il bambino sta seduto a tavolino, accede al rinforzo positivo).

Consiglio:  Se il bambino ha buone capacità linguistiche espressive, chiedere direttamente al bambino quali attività, giochi, stimoli preferisce; se non ha competenze espressive adeguate, intervistare i genitori a riguardo o proporre diversi stimoli (laddove possibile, soprattutto in contesto di terapia), e valutare così  le preferenze. 

Naturalmente queste strategie sono semplici suggerimenti, che richiederebbero comunque, nei casi più gravi, soprattutto di fronte a bambini con diagnosi di autismo o ritardo cognitivo, (comportamenti autolesionistici o aggressivi gravi), un'analisi funzionale del comportamento problema, al fine di individuare le funzioni specifiche di quel dato comportamento, consultando un esperto di analisi del comportamento, ed in questo modo ottimizzare insegnamento e recupero e ridurre i rischi per la salute del bambino, dei compagni o dell'insegnante stesso.

Marika Cefariello, Logopedista

Per maggiori approfondimenti consultare: 

Applied Behavior Analysis: Pearson New International Edition

William L. Heward

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